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"In questo libro ho tentato di delineare la complessa bellezza di un lavoro il cui tema riporta sempre alla condizione umana. Con 'Cavaliere', natura e cultura non sono più antagonisti: l'una diventa la ragione d'essere dell'altra. Mi pare che in poche opere dell'arte contemporanea si possa ritrovare un riflesso altrettanto fedele delle leggi che strutturano il nostro universo sia cosmologico sia umano. Con Cavaliere, l'etica e l'estetica sono parti di un tutto. Il pensiero e il sapere si fanno umani e creano un mondo governato dal desiderio e dall'amore. Cavaliere, con Kant, insegna che non s'impara la filosofia, s'impara soltanto a filosofare; e il modo di filosofare di Cavaliere è quello di creare opere d'arte necessario e cariche di un pathos non comune. Per Arturo Martini la scultura era una lingua morta perché restò immobile per secoli, legata, come era, all'impiego di materiali classici quali il bronzo o la creta. Cavaliere ha saputo insufflare nuova esistenza alla 'lingua morta' della scultura liberandola da una tridimensionalità restrittiva, allargandone la presenza al palcoscenico della vita e moltiplicandone le tecniche e gli elementi compositivi." Arturo Schwarz